STORIE DI INGIUSTIZIE: IL CASO TORTORA E DEL PM SCANDALOSO CHE FECE CARRIERA E CHIEDE SCUSA SOLO ORA
In questi giorni una nuova ferita per la famiglia Tortora: quel poco di buono dell’ex pm Diego Marmo, l’uomo che accusò senza prove Enzo Tortora, tanto da fargli venire un tumore e costringerlo di trovare rifugio nella politica, vuole chiedere scusa. Giudice, pm, giudici popolari, addetti alle indagini, la combinarono proprio grossa in quell’occasione. Un conduttore all’apice della carriera fu accusato da finti pentiti di essere un drogato e grande spacciatore e finì in manette e sottoposto alla gogna mediatica. Errori su errori giudiziari, anche un caso di omonimia non considerato, il rifiuto di verificare che Tortora era sano e non tossico, balle su balle, portarono tanti giudici non a finire male in seguito, ma addirittura a fare carriera. Una carriera che giunse all’apice di tutte le corti. Tortora da Diego Marmo fù definito un cinico mercante di morte, uno che si muoveva nella notte. Cosa dice la figlia del presentatore scomparso, Gaia? Che se questo bell’imbusto da galera (anziché da toga) avesse chiesto scusa prima non avrebbe fatto la carriera che ha fatto. E’ vero. Ma perché nessun tribunale accusò poi i falsi giustizieri? Sono i misteri dell’Italia. Marmo non ha rimorso. Se ne avesse un po’ gli sarebbe venuto un cancro anche a lui. Invece ha sempre percepito lauti stipendi e pensioni d’oro. Marmo è stato addirittura nominato assessore alla legalità a Pompei, dove evidentemente la Madonna non fa la grazia a tutti quanti la meritano e non colpisce i falsi. Rammarico? Non ti crediamo, Marmo! E tu sai bene che anche i tuoi compagni di merenda, tra i quali Fontana (buono quello!) hanno fatto carriera anziché diventare dei lavacessi in qualche Pretura….Tientele le tue scuse, Marmo. E’ troppo tardi, ormai. Se lavoravi meglio, più onestamente, non parleremmo di un caso giudiziario da barzelletta trasformato in una invivibile gogna mediatica alla quale troppi complici (anche in Rai) hanno partecipato (per invidia). Il lavoro in qualsiasi settore richiede impegno, serietà ed onestà. Nelle nostre istituzioni tante volte non conoscono queste parole e anzi fanno di più non vanno neanche a lavorare.