Spilamberto, i ragazzi volanti sospesi nel vuoto
A guardarli lassù, sospesi nel vuoto a decine di metri dal suolo, camminare su una fettuccia elastica si pensa alla follia. A quell’irrazionalità che spinge le persone ben al di là dei propri limiti. Assurdo. Poi basta parlare con Matteo, 28 anni di Spilamberto, per capire. La passione che trasmette quando racconta la slackline (così si chiama la fettuccia da cui prende il nome la disciplina) è così profonda e radicata da innescare sensazioni uniche. E addentrandosi nella giungla dei tecnicismi, si capisce che dietro alla follia, in realtà, si cela meticolosità.
Matteo Pancaldi ha conosciuto la slackline nel 2011 in Erasmus a Barcellona, mentre si laureava in Chimica e Tecnologia Farmaceutica: «Un amico mi ha fatto provare in spiaggia, a mezzo metro d’altezza. Sono stato subito rapito». La slackline si suddivide in diverse specialità: il trickline, che consiste nel compiere evoluzioni un po’ come sulla trave nella ginnastica artistica, il longline, camminare per la distanza più lunga possibile, e l’highline, letteralmente “linea alta” cioè camminare ad altezze considerevoli, di decine di metri, probabilmente la più spettacolare. E Matteo la pratica insieme ai ragazzi della Asd Slackline Bologna (su Facebook la pagina con un migliaio di fan). Con lui due ragazzi di Spilamberto, Riccardo Venturelli e Simone Vaccari, e tre di Bologna, Jacopo Pesce, Mirko Cangini e Lorenzo Casali