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L'Occasione , lun 20/10/2025

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Italiani sempre più in salute, ma bisogna investire in prevenzione

Italiani sempre più in salute,  ma bisogna investire  in prevenzione
L'occasione Annunci

Gli italiani godono di una salute sempre migliore, ma resta urgente la necessità di incentivare l’offerta di servizi di prevenzione e di politiche socio-sanitarie pensate per ridurre l’incidenza delle malattie e far fronte alle necessità di una popolazione sempre più anziana alle prese con più malattie croniche concomitanti. E’ questo quanto emerge dal 12° Rapporto Osservasalute relativo al 2014, presentato all’Università Cattolica di Roma alla fine del mese di marzo.

L’indagine mette a disposizione un’analisi approfondita dello stato di salute della popolazione italiana e della qualità dell’assistenza sanitaria, mostrando chiaramente che fra il 2002 e il 2012 lo stato di salute della popolazione, complessivamente buono, è migliorato. L’aspettativa di vita è aumentata sia per gli uomini che per le donne, passando per i primi da 77,2 a 79,6 anni e per le seconde da 83,0 a 84,4 anni. Contemporaneamente è diminuita la mortalità infantile, anche se permangono differenze significative tra le Regioni del Nord e quelle del Sud. Qui, infatti, la probabilità che ha un bambino di morire entro il primo anno di vita è di 1,4 volte superiore rispetto a quella di un bambino residente al Nord e 1,3 volte superiore rispetto a quella di un bimbo residente in una Regione del Centro.

Altri dati preoccupano però gli esperti. Accanto all’aumento delle malattie croniche legato all’invecchiamento della popolazione, è stato infatti rilevato anche un incremento delle patologie prevenibili, in particolare dei tumori. Tra le donne è ad esempio aumentata sia l’incidenza del cancro al polmone (+17,7% tra il 2003 e il 2013) sia quella del tumore alla mammella (+10,5%). Fra gli uomini spicca invece l’aumento dei casi di tumore al colon retto (+6,5%). Anche in questo caso la situazione più preoccupante è stata registrata al Sud, dove gli aumenti sono spesso più marcati.

L’aumento dell’incidenza di patologie prevenibili si accompagna a pessimi stili di vita, probabilmente favoriti anche da giornate sempre più contraddistinte dalla precarietà. La tendenza alla sedentarietà è aumentata, passando dal 34,6% a 36,2% fra gli uomini e dal 43,5% a 45,8% fra le donne. Insieme a lei è aumentata anche la tendenza al sovrappeso e all’obesità, tanto che riguarda il 45,8% dei maggiorenni. Risulta quindi chiara la necessità di investire in prevenzione. La cui utilità ad esempio dimostrata dal caso del tumore alla cervice uterina, la cui incidenza è diminuita di oltre il 33% proprio in concomitanza con le iniziative mirate alla sua prevenzione. Purtroppo, però, ildeficit di risorse destinate alla prevenzione rischia di mettere in pericolo la salute degli italiani, già minacciata dalle conseguenze psicofisiche della precarietà. “È opinione diffusa che l’incertezza e la precarietà condizioneranno, sul piano politico, gli interventi e le riforme necessarie per un moderno stato sociale”, ha sottolineato Walter Ricciardi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica del Policlinico Gemelli di Roma.

Secondo gli esperti il Rapporto non lascia quindi spazio a dubbi: solo soluzioni innovative in grado di soddisfare i bisogni dei cittadini e la sostenibilità dell’intero sistema di welfare permetteranno di affrontare il futuro prevedibile in base al quadro dipinto dall’indagine.